Dopo la lettura in classe della fiaba di Oscar Wilde e dopo aver analizzato i diversi aspetti trattati dall'autore (egoismo, altruismo, solitudine, amore), i bambini sono arrivati al momento tanto atteso di mettere in scena il lavoro.
Con entusiasmo hanno imparato canzoni in italiano e in inglese, hanno interiorizzato battute, ritmi e balli COLLABORANDO E AIUTANDOSI NEI MOMENTI DI DIFFICOLTA'. CON LA COLLABORAZIONE, SI CRESCE INSIEME
E' stato un lavoro entusiasmante per tutti.
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il gigante egoista
domenica 12 luglio 2015
IL GIGANTE EGOISTA - Lavoro teatrale tratto dal racconto di Oscas Wilde
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00030 San Vito Romano RM, Italy
martedì 7 luglio 2015
FULMINE, UN EROE PER DOLCELANDIA - Dall'incipit al racconto
Il giovane cavaliere tirò un poco le briglie. Il
cavallo aveva voglia di correre, ma doveva capire che non era lui a decidere.
Il cavallo puntava a qualsiasi prateria, ma era il
cavaliere a sapere verso quale prateria andare, e in che punto di quella prateria.
Solo lui sapeva il perché.
Il cavallo rallentò, accettando il comando. Il
cavaliere premiò l'obbedienza mollando un poco le briglie, e il cavallo aumentò
l'andatura, senza esagerare.
Il cavaliere, benché giovane, sapeva anche che il
cavallo non si deve stancare all'estremo: gli occorre un po' di fiato, se
capita di dover fuggire. Quello che, seppure protetto e ben imbottito, portava
dietro la sella, non poteva essere scosso troppo, o troppo a lungo.
Nella prateria sembra di essere soli, ma non si è mai
soli veramente. Occhi piccoli, o meno piccoli, ti guardano passare, lontani o
vicini.
Talvolta sono occhi umani, e non sempre sono
amichevoli.
Quelli di Tagatah... erano grandi e azzurri come il mare
e osservavano attentamente quello che succedeva nell’immensa prateria.
Quando Tagatah vide arrivare quel giovane cavaliere,
si nascose fra le erbe alte che oscillavano al vento. Da lì sentiva il galoppo
veloce del cavallo, gli zoccoli che risuonavano sul sentiero e il nitrito
tranquillo di Fulmine. Vedeva un polverone che si alzava sempre di più,
distingueva la lunga criniera che ondeggiava sul collo muscoloso e forte
dell’animale, notava le narici enormi e dilatate dalle quali usciva il fiato
caldo.
All’improvviso il cavallo si bloccò.
– Ehi, perché ti sei fermato? - chiese preoccupato
Max, il suo giovane padrone.
- Iiihhiii! – rispose il cavallo a modo suo … In
questo modo voleva avvertirlo che c’era un pericolo.
Max si guardò intorno. La prateria era sterminata,
sembrava un grande mare di erba mossa dalla leggera brezza. Qua e là c’erano
grandi cespugli e in lontananza si vedevano alcuni alberi alti e maestosi. Si
sentiva solo il leggero sibilo del vento che passava velocemente tra le erbe
più alte e i cespugli.
- Hai sentito qualcosa? - chiese ancora.
Fulmine mosse la testa in su e in giù, sbuffò e
cominciò a muoversi piano piano; intanto Max si guardava meglio intorno…
Cominciava ad avere paura e sentiva il suo cuore battere come un tamburo.
- Devo raggiungere immediatamente il villaggio di
Dolcelandia e consegnare il pacco! - Pensò
Diede un colpo sui fianchi di Fulmine e lui partì
veloce come un razzo. Non si erano accorti che, poco più avanti c’era un gruppo
di “cani della prateria dalla coda nera” che, impauriti dal rumore degli
zoccoli, cominciarono ad “abbaiare”. Tagatah, fece un salto enorme e uscì così
allo scoperto. Era una bellissima fanciulla; il viso rotondo era abbellito da
una cascata di capelli castani; gli occhi chiari avevano un’espressione furba e
vivace; le guance, arrossate dal sole, erano piene di lentiggini.
Il cavaliere e il suo cavallo passarono di corsa
vicino alla ragazza ma caddero in una trappola: Tagatah aveva teso una corda
tra due cespugli così Fulmine inciampò facendo rotolare a terra Max.
Velocissima, Tagatah salì sul cavallo ma Fulmine, con un forte colpo di schiena, disarcionò la ragazza che cadde a terra.
Velocissima, Tagatah salì sul cavallo ma Fulmine, con un forte colpo di schiena, disarcionò la ragazza che cadde a terra.
- Ahi, che botta! -
esclamò Tagatah massaggiandosi la gamba.
Il cavallo intanto, per la contentezza, saltava come
un matto poi, al trotto, andò da Max, sicuro di ricevere una ricompensa
- Bravo cavallino mio! Tieni – gli disse Max
accarezzandolo sul muso e dandogli una bella carota e uno zuccherino, poi
raccolse la corda per legare la ragazza. Quando si avvicinò, la guardò e si
accorse che la conosceva bene.
- Ma tu… sei la figlia del sindaco del villaggio!
- E’ vero, sono proprio io!
- Perché mi hai teso una trappola?
- La trappola non era per te, ma per Jack Pigliatutto
che ha già rubato tutti gli alveari di Dolcelandia per venderli e diventare ricco.–
spiegò Tagatah, - Gli apicoltori sono disperati e i contadini sono preoccupati
perché, senza le api, gli alberi forse non daranno i frutti.
- Meno male che Jack non mi ha seguito e non ha
scoperto il mio “prezioso carico".- disse soddisfatto Max.
I due giovani salirono in groppa a Fulmine e a gran
galoppo si avviarono verso il villaggio. Mentre attraversavano un boschetto,
quasi alla fine della prateria, all’improvviso Jack Pigliatutto saltò giù da un
albero.
Jack aveva una aspetto terrificante: il viso era
segnato da due cicatrici biancastre che risaltavano sulla pelle bruciata dal
sole; aveva gli occhi neri e paurosi come la notte e i capelli, arruffati e
sporchi, lo facevano assomigliare a uno scimpanzè. L’enorme bocca aperta faceva
vedere i pochi denti rovinati e sporchi; la sua risata era terribile e faceva
venire i brividi.
- Ah,ah,ah!- ghignò - Dammi il pacco o non la passerai
liscia!
Max e Tagatah, impauriti, scesero da cavallo per
consegnare il “carico” ma Fulmine, con gran coraggio, nitrì, si alzò su due
zampe e colpì Jack con gli zoccoli. Il ladro cercò di scappare. Intanto, dentro
l'alveare nascosto nel grosso pacco, le api, inferocite da tutto quel baccano,
trovarono una via di uscita e inseguirono Jack per tutta la prateria
minacciandolo con i loro pungiglioni velenosi.
Il sole stava per tramontare così le api tornarono
nell’alveare. I due giovani lo sistemarono meglio sul cavallo e, lentamente si
avviarono verso Dolcelandia, alla fine della prateria.
Quando arrivarono, gli abitanti li accolsero con allegria.
Quando arrivarono, gli abitanti li accolsero con allegria.
Ora le api avrebbero prodotto di nuovo tanto miele e i
frutteti avrebbero prodotto tanti frutti.
Fulmine fu ricompensato dagli apicoltori con un
secchio enorme pieno di miele e con un sacco di carote al giorno.
Jack tornò a casa dolorante. Da allora, non tornò più nella prateria e smise di rubare.
Tagatah e Max cominciarono a guardarsi con occhi
“dolci” e … Ma questa è un’altra storia.
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