lunedì 28 dicembre 2015

CANTANDO IL NATALE

Il 22 dicembre gli alunni delle classi IVB e IVA  hanno offerto ai genitori uno spettacolo in occasione del Natale per  ricordare che la fratellanza, l'amore, la ricerca della pace , ci devono accompagnare in ogni momento della vita. Con canti, poesie e racconti,  hanno incantato ed emozionato tutti i presenti.




 Libretto con i testi delle canzoni e delle poesie preparato dai bambini

 




domenica 27 dicembre 2015

NATALE - Il presepe per "La Notte di Natale"

Come ogni anno, abbiamo preparato in classe un presepe per la VII edizione di: "La Notte di Natale".
Quest'anno abbiamo realizzato la natività  con l'utilizzo di diverse tecniche: decoupage, das, miniature..
La capanna è stata realizzata con una tegola:
  • preparare la tegola con la vernice di fondo bianca
  • ritagliare l'immagine in carta di riso della capanna 
  • incollare l'immagine sulla tegola messa in orizzontale usando colla vinilica ed acqua
  • passare la colla su tutta la tegola, lasciare asciugare poi fare qualche sfumatura lungo i bordi
  • ritagliare i personaggi 
  • sendere il das in una sfoglia alta 0,5cm circa
  • "stampare i personaggli sul das, ritagliarli e lasciare asciugare
  • incollare i personaggi sul das e rifinire con una lima
  • prendere un foglio di compensato non troppo sottile  e fissare
  1. la tegola con delle viti;
  2. i personaggi con della colla negli intagli precedentemente fatti .
  • Preparare una staccionata con piccoli rametti usando la colla a caldo
  • incollare la staccionata lungo il bordo del compensato
  • preparare degli alberelli usando rami secchi
  • posizionare un filo con luci e nasconderlo con muschio secco o licheni
  • coprire la staccionata e gli "alberi" con pasta di neve e il compansato con colla e sassolini




mercoledì 23 dicembre 2015

Il Villaggio di Babbo Natale - Fiuggi

Un giorno a Fiuggi, in una  fantastica atmosfera natalizia con tanto di sala del Trono, slitta con le renne e il lettone di Babbo Natale. Nell'Ufficio Postale, ogni bambino ha potuto spedire la lettera a Babbo Natale e nelle strade del "villaggio" ha potuto assistere a  balli, danze, spettacoli di magia, canti.

martedì 15 dicembre 2015

LE SETTE FATICHE DI... MARCO E JULIANE - dall'incipit al racconto

 Concorso GIUNTI-CONAD -  un progetto che si propone di sostenere e promuovere attivamente la diffusione della cultura della lettura e della scrittura in Italia, coinvolgendo studenti e insegnanti in modo attivo e premiando il lavoro di squadra.

Gli alunni sono partiti dall' incipit scelto e  con un lavoro di squadra, guidati e coordinati dall'insegnante, hanno inventato, passo dopo passo  un racconto di classe

incipit - tema AMICIZIA

Juliane e Marco si ritrovarono improvvisamente catapultati dentro alla scena del
quadro che stavano osservando. Non sapevano come potesse essere successa una
cosa del genere, però sapevano chi era il colpevole di tutto ciò: lo strano custode di
quella stanza del museo. “Avete detto che i quadri non vi dicono niente, vi ho
sentiti” disse loro il custode, che adesso vedevano piccolo e lontano, quasi un
fantasma nel cielo. “Ebbene ora scoprirete che i quadri parlano. Eccome! Se volete
uscire dal labirinto in cui vi ho rinchiusi, sarete costretti a parlare coi personaggi dei
quadri. Fra loro ci saranno veri amici che vi aiuteranno e falsi amici che
cercheranno di mettervi fuori strada. Dovete ascoltare bene tutti e cercare di capire
quali sono i veri amici e quali no. Solo così troverete la porta, l’unica porta che vi
permetterà di passare di quadro in quadro, fino all’uscita…” “Di quadro in quadro?!
Ma che sta dicendo? Ci faccia uscire!” esclamò Juliane. “Ma chi è lei e quanti quadri
dovremmo attraversare?” chiese invece Marco. Quella strana e inquietante
situazione spaventava un po’ i due bambini, che però cercavano coraggiosamente
di controllare la loro paura. “Io sono il custode dei quadri, e anche un mago”
rispose l’uomo. “Se saprete riconoscere i veri amici, le porte saranno solo sette. Io
vi aspetterò all’uscita del labirinto”. La figura del custode scomparve e i due
bambini si ritrovarono soli dentro il quadro. Per la prima volta si guardarono
intorno…


 RACCONTO
La sala del museo era deserta. I visitatori erano usciti; erano rimasti da soli! Juliane e Marco cominciarono ad avere tanta paura. Le gambe gli tremavano e il cuore batteva come un tamburo. Juliane, nonostante la paura, gridò a Marco: -Bravo! E’colpa tua se siamo imprigionati nel quadro! Sei stato tu a dire che non ti “diceva niente”.
- Ma che dici? L’hai detto anche tu, l’hai dimenticato? – rispose arrabbiato Marco.
-Sssss… cos’è questo rumore? – Chiese spaventata Juliane - …Sembra un respiro profondo.
- Forse sono i personaggi del quadro! – aggiunse Marco.
- Ma sei impazzito? Da quando i personaggi dei dipinti respirano? – ringhiò la bambina.
- Certo che possiamo respirare, anzi, anche parlare, urlare, sussurrare…
- Ma chi parla? – chiesero in coro Marco e Juliane.
Si guardarono meglio intorno e scoprirono di essere capitati in uno straordinario
“PAESAGGIO CON UCCELLI GIALLI”. Uno di quegli uccelli uscì dal quadro e se ne
andò a svolazzare felice per la sala deserta del museo, poi si riavvicinò e sussurrò
dolcemente ai ragazzi:
-Fate un bel salto! E’ facile attraversare la tela, seguitemi!
Proprio mentre stavano per saltare, un altro uccellino, nascosto tra le foglie rossastre, li fermò dicendogli:
- Non vi fidate di quell’uccellaccio, inganna tutti. Voi non avete le ali, potreste cadere e farvi male seriamente.
I ragazzi si accorsero che l’animaletto aveva un’espressione dolce e affettuosa, capirono che li voleva proteggere e lo abbracciarono. In quel momento, una delle lunghe foglie bianche del dipinto, si aprì scoprendo il passaggio per un altro quadro. Julienne e Marco lo oltrepassarono e si ritrovarono in un labirinto di linee.
-Che pastrocchio! Ma che sono questi segnacci? – disse Marco grattandosi la testa.
- Se li avessi disegnati io, la maestra avrebbe urlato come un’aquila!
- Ah, ah, ah. Io sono il segno che si intreccia, che gira, che salta, che corre, che balla, che schizza, e voi vi trovate sui “SENTIERI ONDULATI”. Svelti seguitemi.
I ragazzi cominciarono a saltellare su quelle linee infinite e ripensarono a quando correvano felici sui viottoli di campagna con i loro amici. Ecco che il sentiero diventò più largo e una piccola macchia nera diventò un’enorme porta, dove si infilarono un po’ intimoriti.
Swing, swing, blen bleeen, swing, blen.
Marco e Juliane vennero accolti, in un nuovo quadro, da una musica tranquilla e antica che si fermò improvvisamente quando “I MUSICANTI”, vestiti in modo bizzarro, si accorsero di loro. Li guardarono stupiti poi si inchinarono e gli dissero:
- Buonasera. Prego, non state lì impalati e con le bocche aperte! Seguite la nostra musica e ballate.
La melodia ricominciò, prima lenta e dolce, poi sempre più veloce e allegra. Marco e Juliane ballavano e si divertivano, poi Juliane preoccupata sussurrò a Marco:
- Guarda la donna! Sta leggendo un libro di magia.
- Noooo! Ecco perché i nostri piedi non riescono a fermarsi – rispose allarmato Marco – Forse ci ha già fatto un incantesimo.
- Sei il solito fifone – sibilò Juliane – però, forse è meglio se cerchiamo una via di
uscita.
Si guardarono intorno, videro una porta aperta e cercarono di scappare ma, con un gran fragore, si chiuse per sempre. Negli occhi della donna ora si vedeva un lampo di cattiveria, ma il suonatore di violoncello, con il suo archetto, indicò ai bambini un nascondiglio: il tavolo coperto. I due amici, velocemente ci si infilarono; lì sotto, trovarono una botola e…
- Che luce accecante!
Si ripararono gli occhi con la mano e si accorsero di stare seduti sulla cupola di una
chiesa.
Sotto di loro c’era tanta gente, canali e imbarcazioni. Dopo un volo pauroso, i ragazzi atterrarono su una gondola. Mentre guardavano l’acqua cristallina e trasparente, si accorsero che sul fondo del “Canal Grande” c’era una porticina. Si tuffarono per raggiungerla ma l’acqua era gelida e troppo profonda così tornarono indietro e schizzarono sull’imbarcazione come pesci impazziti. Il gondoliere li incitò: - Fatevi coraggio, tuffatevi di nuovo e vedrete che riuscirete ad aprirla.
Rientrarono in acqua e cominciarono a nuotare verso il fondo.
- Che fatica! – pensavano.
In loro aiuto arrivarono pesci di tutti i colori, li circondarono e gli girarono intorno formando un grande mulinello. Sembrava di stare su una giostra che girava, girava e li trascinava verso la porta che si spalancò e li fece uscire.
- Ah, che sensazione meravigliosa! – esclamò Marco – Che bello tornare all’aria aperta!
Trasportati dall’acqua, erano arrivati sulle rive di un fiume e da lì vedevano la grande piazza di un villaggio affollata di ragazzi.
“I GIOCHI DEI FANCIULLI” sembravano divertenti: chi rincorreva i cerchi, chi giocava a “salta la cavallina”, qualcuno si rotolava sulla botte, altri si divertivano con palla e bocce. In quella piazza c’era tanta allegria e così Marco e Juliane si unirono a quei fanciulli e si scatenarono come matti fra urla e risate. Alla fine della giornata, felici per aver conosciuto nuovi amici e giochi antichi, ripensarono ai noiosi e pigri pomeriggi passati da soli davanti alla TV e sgranocchiare merendine.
- Che fame! Forse, una di quelle signore affacciate alla finestra, ci può dare
qualcosa da mangiare - disse affamata Juliane.
- Aspetta! Guarda qui, i ci sono delle briciole! – esclamò Marco – Cadono dalla cornice del quadro!!!
- E Vaiii! Si mangia! – Felice Juliane ne raccolse un po’ e le assaggiò, poi, come due scoiattolini famelici, rosicchiarono tutta la cornice fatta di biscotto, scoprendo un’uscita. Sazi e con la pancia piena, si ritrovarono in uno strano paesaggio notturno: una “NOTTE STELLATA”.
Di stelle ce n’erano proprio tante ed erano grandi come cocomeri e luminose come fari nel buio; ruotavano come se il vento ci giocasse a palla; il cielo era un vortice di colori: oro, azzurro, blu, giallo; il paese era addormentato e silenzioso.
I due amici avevano un po’ di paura, così si accoccolarono l’uno vicino all’altra sotto gli alberi e ripensarono a quando che si erano persi nel bosco. Quella volta avevano bisticciato parecchio:
- E’ tutta colpa tua, come al solito. – Aveva gridato Juliane
- No, è tua e io non dovevo seguirti!
Erano volati spintoni e qualche sberla, poi avevano capito che avrebbero dovuto fidarsi l’uno dell’altra perché “l’unione fa la forza”, dicevano sempre le loro mamme e “con la violenza non si risolve niente”. Così piano piano erano riusciti a tornare a casa. Ma adesso che potevano fare? Pensando, guardarono in alto, come se la risposta fosse scritta in cielo, invece videro due grandi occhi gialli.
- Guarda, un gufo, si sta infilando in quel buco sul tronco dell’albero; sarà
sicuramente la sua tana - disse Marco
- Secondo me è enorme – rispose Juliane – Vogliamo entrarci anche noi?
I bambini, veloci come la luce, si infilarono a razzo dentro il rifugio del povero pennuto e… Crash!!!
- Uh uh, uh uh – bubolò il gufetto che volò sui rami più alti; intanto Marco e Juliane si massaggiavano la testa dolorante con la quale avevano allargato l’apertura della tana. Dentro era buio pesto, però lì stavano al sicuro e al caldo così si addormentarono.
Quando si svegliarono si ritrovarono vicino a una donna con i capelli lunghi e neri. La signora si girò verso di loro: aveva la fronte larga, il volto paffuto e un sorriso enigmatico:
- Buongiorno ragazzi e benvenuti nel mio quadro. Io mi chiamo Monna Lisa, ma se
volete, chiamatemi GIOCONDA
– disse la signora.

Marco e Juliane la guardavano spaventati. Lei aggiunse sorridendo:
- Volete fare un gioco?
- Siii!!! – risposero felici.
- Dovete indovinare, come l’amicizia si può creare - Tirò fuori due mazzi di carte e disse ancora - Nella mia mano destra troverete le carte con i veri amici, nella sinistra le carte con i falsi amici. Scegliete quindi la carta che vi dirà, chi amico sarà o non sarà.
Juliane prese una carta dal mazzo di destra, la girò e comparve la faccia di Paul, un bambino che li aiutava spesso a fare i compiti.
- Paul è davvero un amico sincero pronto ad aiutarci quando ne abbiamo bisogno - disse Marco che pescò nell’altro mazzo.
Comparve l’immagine di Marie che, durante le verifiche suggeriva, volutamente, tutte le risposte sbagliate.
- Di Marie non ci possiamo fidare; è un po’ troppo dispettosa e invidiosa! – disse triste Juliane.
La Gioconda, continuando a sorridere, sussurrò ai due amici:
- Ora, se volete dal quadro uscire, le parole dell’amicizia mi dovete dire.
I ragazzi, ripensando al lungo viaggio fatto nei dipinti, risposero:
- Generosità, disponibilità, fedeltà, amore, sincerità, rispetto.
La Gioconda gli fece l’occhiolino e rise per la prima volta. In quel momento, Juliane e Marco uscirono come per incanto dal quadro. Il loro “viaggio” era finito e il custode li aspettava con un bel sorriso stampato sul viso:
- Allora ragazzi cosa mi raccontate?
Juliane, con la faccia tutta rossa per l’emozione, gli disse: - E’ stato un viaggio fantastico! Il più bello della mia vita!
Marco aggiunse: - E’ proprio vero! Abbiamo imparato che i quadri possono suscitare tante emozioni e incontrando i loro personaggi, abbiamo riscoperto i valori dell’amicizia e dello star bene insieme.
- Sono felice che abbiate superato la prova. Il mio compito è finito – disse il custode.
- Ma ora come faremo a tornare a casa? – chiesero un po’ allarmati Juliane e Marco.
Senza dire neanche una parola, il custode si trasformò in una farfalla colorata; con un battito d’ali volò via e i ragazzi si ritrovarono nelle proprie case, davanti alla TV: proprio in quel momento trasmetteva un documentario su Leonardo da Vinci. Ad entrambi sembrò che l’immagine della Gioconda gli facesse l’occhiolino.
Le loro mamme, vedendoli, tirarono un sospiro di sollievo e chiesero a raffica: - Ma da dove sei spuntato? … dove sei stato? ……. Chi…
- Sssss. E’ una lunga e incredibile storia, ma se hai un po’ di pazienza te la racconto.









domenica 22 novembre 2015

LABORATORIO DI GEOMETRIA - il Ribaltamento e la Rotazione

Tutti pronti con carta quadrettata, forbici, colori per imparare dall'esperienza diretta e divertendosi


Ora i ragazzi disegnano sul quaderno un quadrato e poi lo riproducono esattamente sul un foglio quadrettato, lo ritagliano e, con molta pazienza lo fissano all'interno del primo quadrato con un fermacampione.

Cominciano a fare movimenti di rotazione. 



















 Da semplici movimenti di rotazione, gli alunni scoprono l'ANGOLO


mercoledì 16 settembre 2015

BENVENUTI IN QUARTA

E' arrivato il momento di ritrovarci  e di affrontare con piacere e impegno il nuovo anno...


Non esiste un vascello veloce come un libro per portarti in terre lontane... 
Emily Elizabeth Dickinson

BUON VIAGGIO...



domenica 12 luglio 2015

IL GIGANTE EGOISTA - Lavoro teatrale tratto dal racconto di Oscas Wilde

Dopo la lettura in classe della fiaba di Oscar Wilde e  dopo aver analizzato i diversi aspetti trattati dall'autore (egoismo, altruismo, solitudine, amore), i bambini sono arrivati al momento tanto atteso di mettere in scena il lavoro.
Con entusiasmo hanno imparato canzoni in italiano e in inglese, hanno interiorizzato battute, ritmi e balli COLLABORANDO  E AIUTANDOSI NEI MOMENTI DI DIFFICOLTA'. CON LA COLLABORAZIONE,  SI CRESCE INSIEME
E' stato un lavoro entusiasmante per tutti.

clicca sul link
il gigante egoista

martedì 7 luglio 2015

FULMINE, UN EROE PER DOLCELANDIA - Dall'incipit al racconto





Il giovane cavaliere tirò un poco le briglie. Il cavallo aveva voglia di correre, ma doveva capire che non era lui a decidere.
Il cavallo puntava a qualsiasi prateria, ma era il cavaliere a sapere verso quale prateria andare, e in che punto di quella prateria.
Solo lui sapeva il perché.
Il cavallo rallentò, accettando il comando. Il cavaliere premiò l'obbedienza mollando un poco le briglie, e il cavallo aumentò l'andatura, senza esagerare.
Il cavaliere, benché giovane, sapeva anche che il cavallo non si deve stancare all'estremo: gli occorre un po' di fiato, se capita di dover fuggire. Quello che, seppure protetto e ben imbottito, portava dietro la sella, non poteva essere scosso troppo, o troppo a lungo.
Nella prateria sembra di essere soli, ma non si è mai soli veramente. Occhi piccoli, o meno piccoli, ti guardano passare, lontani o vicini.
Talvolta sono occhi umani, e non sempre sono amichevoli. 
Quelli di Tagatah... erano grandi e azzurri come il mare e osservavano attentamente quello che succedeva nell’immensa prateria.
Quando Tagatah vide arrivare quel giovane cavaliere, si nascose fra le erbe alte che oscillavano al vento. Da lì sentiva il galoppo veloce del cavallo, gli zoccoli che risuonavano sul sentiero e il nitrito tranquillo di Fulmine. Vedeva un polverone che si alzava sempre di più, distingueva la lunga criniera che ondeggiava sul collo muscoloso e forte dell’animale, notava le narici enormi e dilatate dalle quali usciva il fiato caldo.
All’improvviso il cavallo si bloccò.
– Ehi, perché ti sei fermato? - chiese preoccupato Max, il suo giovane padrone.
- Iiihhiii! – rispose il cavallo a modo suo … In questo modo voleva avvertirlo che c’era un pericolo.
Max si guardò intorno. La prateria era sterminata, sembrava un grande mare di erba mossa dalla leggera brezza. Qua e là c’erano grandi cespugli e in lontananza si vedevano alcuni alberi alti e maestosi. Si sentiva solo il leggero sibilo del vento che passava velocemente tra le erbe più alte e i cespugli.
- Hai sentito qualcosa? - chiese ancora.
Fulmine mosse la testa in su e in giù, sbuffò e cominciò a muoversi piano piano; intanto Max si guardava meglio intorno… Cominciava ad avere paura e sentiva il suo cuore battere come un tamburo.
- Devo raggiungere immediatamente il villaggio di Dolcelandia e consegnare il pacco! - Pensò
Diede un colpo sui fianchi di Fulmine e lui partì veloce come un razzo. Non si erano accorti che, poco più avanti c’era un gruppo di “cani della prateria dalla coda nera” che, impauriti dal rumore degli zoccoli, cominciarono ad “abbaiare”. Tagatah, fece un salto enorme e uscì così allo scoperto. Era una bellissima fanciulla; il viso rotondo era abbellito da una cascata di capelli castani; gli occhi chiari avevano un’espressione furba e vivace; le guance, arrossate dal sole, erano piene di lentiggini.
Il cavaliere e il suo cavallo passarono di corsa vicino alla ragazza ma caddero in una trappola: Tagatah aveva teso una corda tra due cespugli così Fulmine inciampò facendo rotolare a terra Max.
Velocissima, Tagatah salì sul cavallo ma Fulmine, con un forte colpo di schiena, disarcionò la ragazza che cadde a terra.
- Ahi, che botta! -  esclamò Tagatah massaggiandosi la gamba.
Il cavallo intanto, per la contentezza, saltava come un matto poi, al trotto, andò da Max, sicuro di ricevere una ricompensa
- Bravo cavallino mio! Tieni – gli disse Max accarezzandolo sul muso e dandogli una bella carota e uno zuccherino, poi raccolse la corda per legare la ragazza. Quando si avvicinò, la guardò e si accorse che la conosceva bene.
- Ma tu… sei la figlia del sindaco del villaggio!
- E’ vero, sono proprio io!
- Perché mi hai teso una trappola?
- La trappola non era per te, ma per Jack Pigliatutto che ha già rubato tutti gli alveari di Dolcelandia per venderli e diventare ricco.– spiegò Tagatah, - Gli apicoltori sono disperati e i contadini sono preoccupati perché, senza le api, gli alberi forse non daranno i frutti.
- Meno male che Jack non mi ha seguito e non ha scoperto il mio “prezioso carico".- disse soddisfatto Max.
I due giovani salirono in groppa a Fulmine e a gran galoppo si avviarono verso il villaggio. Mentre attraversavano un boschetto, quasi alla fine della prateria, all’improvviso Jack Pigliatutto saltò giù da un albero.
Jack aveva una aspetto terrificante: il viso era segnato da due cicatrici biancastre che risaltavano sulla pelle bruciata dal sole; aveva gli occhi neri e paurosi come la notte e i capelli, arruffati e sporchi, lo facevano assomigliare a uno scimpanzè. L’enorme bocca aperta faceva vedere i pochi denti rovinati e sporchi; la sua risata era terribile e faceva venire i brividi.
- Ah,ah,ah!- ghignò - Dammi il pacco o non la passerai liscia!
Max e Tagatah, impauriti, scesero da cavallo per consegnare il “carico” ma Fulmine, con gran coraggio, nitrì, si alzò su due zampe e colpì Jack con gli zoccoli. Il ladro cercò di scappare. Intanto, dentro l'alveare nascosto nel grosso pacco, le api, inferocite da tutto quel baccano, trovarono una via di uscita e inseguirono Jack per tutta la prateria minacciandolo con i loro pungiglioni velenosi.
Il sole stava per tramontare così le api tornarono nell’alveare. I due giovani lo sistemarono meglio sul cavallo e, lentamente si avviarono verso Dolcelandia, alla fine della prateria.
Quando arrivarono, gli abitanti li accolsero con allegria.
Ora le api avrebbero prodotto di nuovo tanto miele e i frutteti avrebbero prodotto tanti frutti.
Fulmine fu ricompensato dagli apicoltori con un secchio enorme pieno di miele e con un sacco di carote al giorno.
Jack tornò a casa dolorante. Da allora, non tornò  più nella prateria e smise di rubare.
Tagatah e Max cominciarono a guardarsi con occhi “dolci” e … Ma questa è un’altra storia.