sabato 29 aprile 2017

Nous et le tremblement de terre - incontri in continuità

Gli alunni delle classi  VA e VB della  Scuola Primaria e le classi IA e IB della Scuola Secondaria di I grado di San Vito Romano, dopo le due videoconferenze con il geologo dell’INGV Daniele Cinti, continuano le attività a classi aperte e in continuità Primaria-Secondaria.
Nel primo incontro la classe IA si è preparata su interno della Terra e tettonica a zolle, producendo modelli in 3 D dell’interno della Terra: qualcuno ha utilizzato un vecchio pallone da calcio foderato di carta, qualcuno una sezione di un tronco, qualcun altro una palla di polistirolo. Armati di tutto punto dei loro modelli e preparati sui singoli argomenti, hanno relazionato ai ragazzi delle quinte che hanno partecipato con curiosità, ponendo molte domande
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Nel secondo incontro, i ragazzi di IB, guidati dal prof. Battaino, hanno illustrato tutte le dinamiche dei vulcani, la loro conformazione, natura, tipologia: hanno costruito dei vulcani con il das e poi hanno simulato davanti ai piccoli di VA e B un’eruzione con aceto e bicarbonato, suscitando interesse e sorpresa :

martedì 18 aprile 2017

SCRITTURA CREATIVA - NONNA PAPERA E GLI INGREDIENTI DELLA FESTA (Scrittori di classe)

Per il terzo anno consecutivo gli alunni della VB  hanno partecipato al concorso "Scrittori di classe" il cui obiettivo è quello di sostenere il piacere della scrittura creativa. La classe ha avuto l'opportunità di scrivere il soggetto di un fumetto legato al mondo della buona alimentazione.
Il racconto non è stato premiato ma i ragazzi sono comunque soddisfatti del lavoro svolto insieme. 

Eccoli al lavoro.




Nonna Papera e gli ingredienti della festa - INCIPIT


La 313 con a bordo Paperino e Qui, Quo e Qua sfreccia a tutta velocità per raggiungere la fattoria di Nonna Papera: è il giorno della festa del ribes nero! I ragazzi sono perplessi, non hanno mai sentito parlare di questo particolare evento… All’arrivo, l’intero parentado è intento a collaborare ai preparativi del banchetto e Nonna Papera affida un compito a Qui, Quo, Qua: dovranno andare a raccogliere i ribes neri alla radura della roccia spaccata. Devono essere quelli che crescono lì – si raccomanda – e non altrove.


I tre rientrano con i secchielli pieni e anche la preparazione del pranzo è a buon punto, per cui la Nonna, impastando la torta, inizia a narrare la vicenda che risale a quando ancora nessuno la chiamava “nonna”: lei era Elvira, una bambina su un carro di pionieri. Il racconto di Nonna Papera trasporta Qui, Quo e Qua nel passato, nel giorno in cui una piccola carovana giunge nella valle dove oggi sorge la fattoria. Sembra un luogo ideale dove fermarsi ma all’improvviso i carri si ritrovano


circondati dai pellirosse! I pionieri si scusano, ignoravano che quel territorio fosse della tribù, se ne andranno subito. I nativi però sono amichevoli, disposti ad accoglierli e a condividere quanto offre la fertile terra.


Elvira e gli altri bambini della carovana chiedono il permesso d’allontanarsi a giocare e in questo modo perdono una spiegazione importante. Il capo indiano ammonisce gli adulti: sono i benvenuti, ma c’è qualcosa che li prega di non toccare… Nel bosco Elvira e i suoi amici incontrano un nuovo compagno


di giochi, un bambino della tribù di nome Scoiattolo Goloso e, gironzolando con lui, sbucano in una radura circondata da cespugli stracarichi di ribes neri. Subito i bambini si lanciano a fare merenda, tranne Scoiattolo Goloso che si ferma esitante. I ragazzini tornano contenti alla carovana con il loro carico di ribes giusto in tempo per scoprire che non avrebbero dovuto raccoglierli…


ED ORA CONTINUIAMO NOI.........

“Ecco perché Scoiattolo Goloso non li ha neanche sfiorati!” Dice Elvira ripensando al comportamento del piccolo indiano.
“Andiamo a cercarlo e convinciamolo a non dire niente al capo Cavallo Pazzoide.” Rispondono i bambini della carovana.
Preoccupati per la reazione del capo indiano, tornano alla radura correndo come razzi. Arrivano con il cuore in gola e con la lingua ciondoloni, ma di Scoiattolo Goloso non c’è traccia. Qualcuno, nascosto dietro la roccia spaccata li sta spiando. Elvira e gli altri bambini esplorano ogni cespuglio, ogni albero, ogni roccia e… dietro a quella spaccata scoprono un indiano secco secco come un rametto pronto a spezzarsi, rannicchiato per non farsi vedere. Allunga le gambe smilze e il tronco scheletrico e i bambini si trovano davanti un pellerossa alto come una sequoia. Spaventati e allo stesso tempo meravigliati, esclamano: - Oh!!! … ma quanto sei alto?
Lui, con una voce cavernosa che faceva venire la pelle d’oca, risponde: - Sono alto come gli alberi del bosco e per questo sono stato messo a fare la guardia alla radura dei “ribes sacri”.
“Prima non c’eri! ...Ma che guardiano sei?” Gli chiede Elvira mentre tutti gli altri ridacchiano sotto ai baffi.
“Io c’ero – afferma – Vi ho visto mentre facevate merenda con i frutti sacri, ma ho chiuso un occhio perché volevo mettere alla prova mio fratello Scoiattolo Goloso.”
“Scommetto che tu” gli dice Elvira “magro come sei, ti chiami Scoiattolo a Dieta!” Lui fa un cenno affermativo con la testa; tutti ridono e la paura va via.
“Perché volevi mettere alla prova Scoiattolo Goloso?” chiede incuriosita “Che aveva fatto di male?”
“Ce lo dici per favore?” domandano in coro i bambini.
“Tanto tempo fa, dopo un periodo di siccità, il terreno intorno al villaggio indiano era diventato arido; i pochi raccolti non riuscivano a sfamare tutti, quindi un gruppo di pellerossa partì alla ricerca di cibo o di un luogo più fertile. Camminarono per giorni e giorni trovando solo delle radici e qualche frutto rinsecchito. Una sera, stanchissimi e con le gambe e i piedi doloranti, disperati per non aver trovato niente, si fermarono. Infreddoliti e affamati, accesero un grande fuoco vicino a una roccia e seduti in cerchio, pregarono la Dea della Fertilità. Lei si commosse e pianse talmente tanto che le sue lacrime scesero sulla terra e la irrigarono. Il Dio dei Fulmini mandò una saetta che spaccò la roccia e da essa uscì una cascata di semini neri e lucidi.
Pieni di gioia e soprattutto pieni di stupore per l’accaduto, raccolsero quasi tutti i semi e li chiusero in un sacchetto poi si addormentarono felici. La mattina seguente, vicino alla roccia spaccata erano cresciuti alcuni cespugli di una pianta sconosciuta carica di frutti neri, tondi e carnosi, lucidi come specchi, raggruppati in piccoli grappoli come l’uva.
Incuriositi si alzarono con i muscoli ancora indolenziti; qualcuno starnutiva e tossiva a causa della pioggia presa la sera prima; altri, avendo mangiato troppe radici, avevano mal di pancia.
Vedendo quei piccoli frutti invitanti, li assaggiarono: erano succosi, aromatici e un po’ aspri. Ne mangiarono ancora e si sentirono subito sazi. Riempirono tutti i sacchi e tornarono al villaggio. Durante il viaggio, si accorsero che tutti i loro dolori erano magicamente passati grazie a quei nuovi frutti.
Quando arrivarono carichi di sacchi pieni di cibo, tutti gli abitanti del piccolo villaggio indiano, denutriti e ammalati, li accolsero felici, li mangiarono e presto guarirono. I semi dei frutti della loro salvezza furono donati al capo, Cavallo Saggio, che li fece seminare con cura nei campi vicino al villaggio.
Da quel giorno le piante della Roccia Spaccata sono considerate sacre per le loro qualità curative e perché dono degli Dei. Da allora, ogni anno, la raccolta dei ribes si festeggia con cerimonie, danze e feste”.
“Che storia affascinante!” Esclama Elvira “Però non capisco ancora che cosa ha fatto di male Scoiattolo Goloso”.
“Trentasei Lune fa, prima della Festa del Raccolto, mentre tutti si preparavano al grande giorno, Scoiattolo Goloso, che è ingordo di cibo e in particolare di ribes, andò di nascosto nei campi coltivati e mangiò quasi tutti i frutti. La sua pancia diventò così grande che non riusciva neanche ad entrare nella sua tenda e invece di camminare, rotolava.
Quando gli abitanti del villaggio lo videro, capirono al volo ciò che aveva fatto e pensarono: - Addio raccolto, addio festa, addio riserve per l’inverno!
Cavallo Pazzoide, lo condannò a non mangiare più i ribes e a vivere da solo nella radura della Roccia Spaccata a guardia delle piante sacre. Io, nascosto fra gli alberi del bosco, dovevo controllare che rispettasse la condanna”.
“Dove sarà andato ora tuo fratello?” Chiede preoccupata Elvira.
“Di sicuro non lo so, però l’ho visto scappare verso il nostro villaggio”.
Elvira ed i suoi amici si guardano impauriti, decidono di tornare tra la loro gente e salutano frettolosamente Scoiattolo a Dieta.
Intanto Scoiattolo Goloso è arrivato dal capo, Cavallo Pazzoide, per raccontargli che i piccoli pionieri hanno mangiato quasi tutti i ribes sacri. Lo stregone Coyote Rabbioso vorrebbe scagliare una maledizione contro di loro, ma il capo indiano e i saggi della tribù vogliono invece mantenere la pace e l’armonia fra i due popoli così lo stregone lascia il villaggio sbuffando indiavolato. Raggiunge la carovana e, con uno stratagemma, cattura il capo, lo porta nel villaggio indiano e lo lega intorno al totem.
Mentre i guerrieri indiani fanno la danza dei serpenti per impaurire ancora di più il povero prigioniero, Coyote Rabbioso prepara una pozione malefica per lui.
Nel campo dei pionieri però, si sono accorti del rapimento; Elvira e i sui amici, che si sentono colpevoli, decidono di andare a liberarlo senza dirlo ai genitori. Arrivati vicino al villaggio indiano si dividono in due gruppi. Quelli vicino allo stregone, cercano di mettere altri ingredienti nel pentolone della pozione malefica. Coyote Rabbioso, prima prova a colpirli e scacciarli con il mestolone di legno, ma riesce a farlo solo con un bambino alla volta. Gli altri, intanto buttano nella pozione le more, i lamponi, le fragoline e i mirtilli raccolti nel bosco. Sembrano un esercito di cavallette che non gli dà tregua, così chiama in suo aiuto i guerrieri che stanno facendo la danza dei serpenti; loro, lasciano il prigioniero da solo così l’altro gruppo di bambini, approfittando della situazione favorevole, esce allo scoperto. Veloci come fulmini, sciolgono le corde che tengono il povero prigioniero legato come un salame e scappano velocissimamente con lui.
I compagni, dall’altra parte, esultano di gioia; lo stregone e i guerrieri guardano sbalorditi la scena e provano a catturare qualcuno. Non ci riescono perché loro sono confusi e gli altri invece sono organizzati e veloci. Elvira prende la “pozione trasformata” e scappa insieme agli altri. Inseguiti dallo stregone e dai guerrieri, i piccoli pionieri sembrano volare sul sentiero che porta alla radura della Roccia Spaccata. Lì trovano una sorpresa: Cavallo Pazzoide sul suo destriero che, avendo visto tutto, li aveva preceduti.
Il capo indiano urla: “Augh! Cavallo Pazzoide e i saggi del villaggio avevano detto che era buona cosa mantenere la pace tra i due popoli. Tu hai disubbidito” dice rivolgendosi a Coyote Rabbioso “Ora io ti bandisco per sempre dal villaggio”.
Lo stregone, furioso e con il fumo che gli esce dalle orecchie, dà uno spintone ad Elvira e le fa cadere la pozione a terra, proprio vicino alle piante sacre che, come per incanto si riempiono di fiori e di frutti più grandi, più saporiti e gustosi di sempre. Cavallo Pazzoide, soddisfatto, invita tutti a raccoglierli e a preparare una grande festa nel campo dei pionieri.
Elvira, che era già una brava cuoca, fa una buonissima torta ripiena di ribes giganti, aiutata da Scoiattolo Goloso. Le donne indiane abbrustoliscono le pannocchie di mais e cuociono le patate dolci sotto la cenere calda. Preparano anche budini di grano bollito, tacchino, cacciagione, pesce, sia bollito che arrosto, frittelle di fagioli e farina di mais, meloni freschi e meloni cotti, diversi tipi di radici, di vegetali e frutta. Per finire dolcetti conditi con lo sciroppo di acero: una vera prelibatezza!  I pellerossa preparano la birra di betulla e altre bevande con erbe aromatiche. Le donne dei pionieri fanno dei piccoli pani di farina bianca mentre gli uomini spillano il vino dalle botticelle trasportate sui carri.  Mangiano, ballano e si divertono tutti insieme, unendo tradizioni e culture diverse.”
“Nonnina, che bella avventura hai avuto!”
“Proprio perché è così bella, ho voluto trasmettervela e sono sicura che voi, da grandi, la racconterete ai vostri nipoti. Inoltre, oggi vi insegnerò un’altra cosa.”
“Wow! Che altro ci insegnerai?” Rispondono entusiasti.
“A gustare cibi più genuini e più saporiti di quelli poco salutari che siete abituati a mangiare.” Conclude Nonna Papera. “E ora… Tutti a tavolaaa”
Il parentado si avvicina alla grande tavola imbandita con gli stessi cibi cucinati tanti anni prima dai pionieri e dai loro amici indiani. A vedere quelle meraviglie gli occhi di tutti si illuminano e fra un racconto e un altro, ognuno gusta quei cibi un po’ dimenticati.
La festa finisce fra risate, canti e balli. Qui, Quo, Qua pensano: “Sembra quasi la vecchia festa indiana del raccolto”.